Ne “Li Statuti de Sonvigo per vulgare” del 1473 si fa già cenno a questo pozzo: “fontana apresso la giexa de Sancto Zovano Batista”. Fino al 1894, quando venne realizzato un acquedotto pubblico creando le fontane ancora esistenti, questo luogo fu la fonte principale di approvvigionamento idrico. L’acqua potabile cominciò a giungere direttamente nelle case solo nel 1907-1908, quando vennero installati 35 rubinetti a Sonvico e 11 a Dino. Per motivi igienici il pozzo venne murato negli anni quaranta del ‘900. Proprio a fronte si può accedere al Riarón. Un tempo era un riale che nasceva nella zona alta dell’abitato e lo percorreva, in parte incanalato e in parte a cielo aperto, per sbucare sotto il paese. Appare strano che la chiesa sia stata costruita sopra questo riale che, a causa dell’umidità, ha sempre creato problemi all’edificio sacro. Forse non lo si è voluto deviare altrove per il convincimento che costituisse un alimento alla sorgente del pozzo. Il cunicolo, che merita un’attenta indagine storica, é assai suggestivo ed è ora ben visibile.
Sentiero storico naturalistico di Sonvico
Tappa 2: Casa della Ragione
Tappa 3: Grad
Tappa 4: Cassinél
Tappa 5: Il bosco misto di latifoglie
Tappa 6: Curiosità geologiche
Tappa 7: Mulino e ponte
Tappa 8: La radura nel bosco
Tappa 9: Il torrente Franscinone
Tappa 10: Lavatoio
Tappa 11: Gli uccelli del bosco
Tappa 12: La valle di erosione del Franscinone
Tappa 12: Acqua ed energia
Tappa 13: Il margine del bosco di golena
Tappa 14: Cascina per la lavorazione del latte
Tappa 15: Fornace per la produzione della calce
Tappa 16: La zona rurale
Tappa 17: La zona umida di Canéed
Tappa 18: Piazza carbonaia
Tappa 19: Terrazzamenti
Tappa 20: Madonna d'Arla
Tappa 21: La selva castanile di Pian Piret
Tappa 22: Faggeta
Tappa 23: Masso coppellare
Tappa 23a: I Denti della Vecchia
Tappa 24: R’Alborón
Tappa 25: Oratorio di San Martino
Tappa 26: Nucleo di Sonvico
Tappa 27: Torchio delle noci
Tappa 28: Chiesa di San Giovanni Battista
Le Autolinee Regionali Luganesi coprono la tratta Lugano – Sonvico; dalla Val Colla si può accedere a Sonvico, usufruendo dell’autopostale, percorrendo il tragitto Tesserete – Sonvico.
Il confronto fra passato e presente, ad ogni passo del percorso, faciliterà la presa di coscienza del delicato e complesso legame fra gli esseri viventi e la natura circostante.
Situata nella piazza principale, era luogo di gestione giudiziaria e amministrativa della Castellanza di Sonvico, una comunità di diversi centri abitati che comprendeva Sonvico, Dino, Villa e le frazioni di Cimadera, Traciò e Stampa.
Le castagne garantivano alla popolazione la sussistenza alimentare anche nel periodo invernale. Tra i numerosi metodi per conservare a lungo questo prezioso frutto vi è quello realizzato con il loro essicamento tramite la grad (metato).
Il latte è stato un altro dei prodotti essenziali dei nostri paesi. Per sfruttarne tutte le potenzialità era necessario poterlo conservare e sottoporlo a trasformazioni, così da ricavare quanto necessario : panna, burro, ricotta e altri formaggi.
Lasciata la zona caratterizzata da superfici a coltivazione estensiva a sud del nucleo, ci inoltriamo nel bosco misto di latifoglie.
Questo bosco naturale è composto di quattro strati di vegetazione, che ne determinano la struttura.
In questa stazione possiamo osservare un contatto tra due tipi diversi di rocce metamorfiche, cioè che hanno subito, durante la loro formazione, forti modificazioni dovute a enormi variazioni di pressione e al calore intenso a cui sono state sottoposte.
Questa zona, denominata Murín era caratterizzata dalla presenza di tre mulini, uno dei quali funzionante con ruota idraulica a turbina.
Ci troviamo ora in un ambiente molto diverso da quelli visitati finora all’interno del bosco: la radura.
Il movimento e la massa d’acqua di un torrente sono variabili e influenzano notevolmente la stabilità di questi biotopi, modificandone continuamente l’aspetto e l’ecologia.
Questa costruzione, più di ogni altra, ci stimola a riflettere sui veloci cambiamenti dei modi di vivere in questi ultimi decenni. Il passaggio dal lavatoio alla lavatrice ha costituito per la donna un miglioramento della qualità della vita di eccezionale importanza.
Abbandonando il sentiero che costeggia il Franscinone e raggiungendo quello superiore possiamo notare un cambiamento nella vegetazione: la comparsa del Faggio, che non sopporta una forte umidità del terreno come quella presente sul fondovalle.
Quella del Franscinone rappresenta un ottimo esempio di «valle di erosione» e questo punto di osservazione ci offre una panoramica privilegiata sulla gola scavata dal torrente.
Questa parte del sentiero si sviluppa lungo la vecchia condotta dell’Azienda Elettrica Comunale di Massagno che nel 1925 iniziò a produrre autonomamente l’energia di cui aveva bisogno.
Il bosco umido di golena è tipico delle zone periodicamente inondate lungo i corsi d’acqua o delle aree umide più o meno paludose, che conferiscono a questo biotopo un alto grado di instabilità, sottoponendolo a continue modifiche.
Il piccolo edificio che si trova lungo il sentiero è una tipica costruzione destinata alla lavorazione del latte. Si tratta di un cassinél edificato su una sorgente con il piano superiore provvisto di camino.
Il cunicolo senza uscita che si apre nel muro a secco è tutto quanto rimane di una fornace per la produzione della calce.
Alcuni degli arbusti che solitamente ritroviamo nei boschi di latifoglie, caratterizzano anche i cespuglieti e le siepi dei paesaggi rurali, dove il bosco si alterna ai prati o ai campi.
Dirigendoci verso la zona umida possiamo osservare una piantagione di faggio rosso gestita a fustaia.
Percorrendo i nostri boschi incontriamo numerosi spiazzi di forma ovale. Sono spazi creati dell’uomo per produrre carbone di legna. Un’attività praticata ancora fino alla seconda guerra mondiale, poi repentinamente abbandonata.
Tutto il territorio è segnato dall’impronta lasciata dall’uomo. I dissodamenti per ricavare pascoli, prati e i terrazzamenti, sono lavori che per secoli hanno occupato intere generazioni, richiedendo fatiche oggi difficilmente immaginabili.
Importante luogo di passaggio per raggiungere la Val Colla e Cimadera (fino al 1878 frazione di Sonvico) e proseguire verso la Val Cavargna. Il collegamento stradale risale ai primi decenni del Novecento.
In questa stazione possiamo osservare una piantagione di Castagno da frutto così come era gestita un tempo: la selva castanile.
Abbandonato la selva castanile, frutto di interventi umani sulla vegetazione, ci addentriamo in un bosco più naturale e molto affascinante per la sua bellezza: la faggeta.
Anche tra i più anziani del paese non esiste memoria legata alle incisioni rupestri presenti nel nostro Comune.
Questo punto privilegiato, dal quale si può spaziare sulle colline, le alture e le montagne dell’intero Luganese, ci offre una finestra di particolare bellezza sui Denti della Vecchia.
Un monumento naturale. Questo castagno è probabilmente il più vecchio vegetale vivente sul nostro territorio.
Tra le chiese romaniche della nostra regione, l’oratorio di San Martino è sempre stato considerato fra i più antichi.
Il nucleo di Sonvico è la più significativa testimonianza della millenaria presenza umana sul nostro territorio.
E’ uno dei più grandi e antichi torchi piemontesi a leva rimasti nel Cantone.
La chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista, attestata dal 1375, è un monumento di valore, frutto di una lenta e lunga evoluzione.