Il Castagno non è una pianta indigena: fu introdotto alle nostre latitudini dai romani all’inizio dell’Era cristiana, circa 2000 anni fa. Questa pianta ha avuto un’importanza enorme in passato, sia come fonte di alimentazione, sia di materia prima, tanto da essere considerata «l’albero» per eccellenza.
Con gli anni il Castagno ha perso la sua importanza, sia in ambito alimentare, sia economico. Già a partire dalla metà del secolo scorso, il passaggio ad un’agricoltura fondata sulla coltivazione del Granoturco segnò il tramonto dello sfruttamento di questo albero. L’aumento dello stato di abbandono dei castagneti favorisce oggi l’insediamento di specie indigene come il Tiglio, il Faggio, il Frassino e la Betulla.
La selva castanile è caratterizzata dalla presenza di un bosco puro di castagno, nel quale gli alberi sono ben distanziati gli uni dagli altri. Il suolo riceve così sufficientemente luce da poter sviluppare uno strato erbaceo, che in passato veniva adibito a pascolo. Gli alberi sono varietà da frutto innestate: in alcuni alberi, se si osserva attentamente, è ancora visibile la fessura dell’innesto. Gli innesti erano effettuati con diverse varietà. Ognuna era indicata per un particolare utilizzo: le castagne più piccole venivano macinate per ottenere farina panificabile, altre venivano essiccate, altre ancora mangiate fresche. Un recente studio ha permesso di censire la presenza in Ticino di 120 diverse varietà di castagni da frutto!
Le piante erano potate per stimolare la crescita di nuovi rami e ottenere legna d’opera e da ardere. La potatura avveniva ad un’altezza tale da rendere i germogli dei rami restanti irraggiungibili dal bestiame al pascolo. La particolare forma e struttura dei castagni delle selve è appunto dovuta a questa pratica.
Tale tipo di gestione permetteva di ottenere frutti con i quali sfamarsi per oltre sei mesi l’anno, legname da ardere e strame per le lettiere degli animali. Nulla di quanto prodotto dal castagno restava inutilizzato.
Sentiero storico naturalistico di Sonvico
Tappa 1: Pozzo e Riarón
Tappa 2: Casa della Ragione
Tappa 3: Grad
Tappa 4: Cassinél
Tappa 5: Il bosco misto di latifoglie
Tappa 6: Curiosità geologiche
Tappa 7: Mulino e ponte
Tappa 8: La radura nel bosco
Tappa 9: Il torrente Franscinone
Tappa 10: Lavatoio
Tappa 11: Gli uccelli del bosco
Tappa 12: La valle di erosione del Franscinone
Tappa 12: Acqua ed energia
Tappa 13: Il margine del bosco di golena
Tappa 14: Cascina per la lavorazione del latte
Tappa 15: Fornace per la produzione della calce
Tappa 16: La zona rurale
Tappa 17: La zona umida di Canéed
Tappa 18: Piazza carbonaia
Tappa 19: Terrazzamenti
Tappa 20: Madonna d'Arla
Tappa 22: Faggeta
Tappa 23: Masso coppellare
Tappa 23a: I Denti della Vecchia
Tappa 24: R’Alborón
Tappa 25: Oratorio di San Martino
Tappa 26: Nucleo di Sonvico
Tappa 27: Torchio delle noci
Tappa 28: Chiesa di San Giovanni Battista
Le Autolinee Regionali Luganesi coprono la tratta Lugano – Sonvico; dalla Val Colla si può accedere a Sonvico, usufruendo dell’autopostale, percorrendo il tragitto Tesserete – Sonvico.